IRONMAN ITALY-EMILIA ROMAGNA. Pensieri a mente tiepida.

27.09.2017

Sabato a Cervia si è scritta una pagina di storia del triathlon italiano con il primo IRONMAN ® ITALY-EMILIA ROMAGNA .

Senza nulla togliere ai tantissimi organizzatori di gare che da sempre si fanno in quattro e hanno contribuito alla crescita del nostro sport complicato, nel nostro Paese mancava un evento di questo tipo che fungesse da "vetrina" internazionale e facesse arrivare tanti atleti stranieri. E l'Ironman col pallino, volenti o nolenti, affascina e attira, facciamocene una ragione e cerchiamo di sfruttare questo momento magico!

Bisogna applaudire e ringraziare chi ha creduto in questo progetto e ha creato lo staff per mettere in piedi un evento praticamente perfetto. Pochi, a mio avviso e dal punto di vista degli atleti, sono i dettagli da migliorare.

Come ho avuto modo di affermare nella conferenza stampa che si è tenuta giovedì mattina presso i Magazzini del Sale, noi atleti giochiamo quasi il ruolo più facile perchè dal momento in cui ci registriamo, dobbiamo solamente pensare a noi stessi, a preparare il materiale per la gara, a fare quello per cui ci siamo preparati per mesi, a nuotare-pedalare-correre. Per il resto siamo coccolati dallo staff e dai tanti volontari che svolgono un lavoro mostruoso senza che noi ce ne rendiamo conto. E da questo punto di vista Ironman Italy-Emilia Romagna non ha tradito le aspettative!

Per me questa gara rappresentava un regalo: dopo tanti anni di carriera finalmente poter gareggiare in Italia era la realizzazione di un sogno.

Mi ero preparata bene per questa gara. Finalmente, dopo una prima parte di stagione con tanti malanni fisici, la mia condizione era tornata a livelli accettabili. In agosto ho macinato tantissimi kilometri in tutte e tre le discipline, tanti allenamenti da sola per ricercare le sensazioni che avrei provato sotto sforzo, ho svolto tutti i compiti per farmi trovare pronta a un evento di questa portata. Tutto andava per il verso giusto fino a due settimane prima della gara, quando purtroppo mia mamma è stata ricoverata in ospedale e la priorità è diventata la sua salute. è stata lei a convincermi di andare lo stesso a Cervia perchè dovevo portarle la medaglia. Com'è andata la gara l'avete visto tutti: ho dovuto far ricorso a tutte le energie mentali per prendere quella medaglia, ma le gambe non erano supportate dalla testa...

è un mio limite, ormai mi conosco: per esprimermi al meglio ho bisogno di essere serena.

Ma chi mi conosce sa che sono un'irriducibile ottimista e anche questa volta voglio vedere solo i lati positivi di questa trasferta.

Intanto il gran pubblico. Indescrivibile il supporto che mi avete dato da bordo strada: tanti amici, ma anche perfetti sconociuti, che, vedendomi così in difficoltà, mi hanno spronato ancora più forte.

Qualche episodio per farvi capire come sia bello e un po' folle il mondo dei triatleti e perchè, alla fine, sia stato giusto arrivare fino alla fine:

Intanto Gaia Peron che mi ha aiutato in extremis procurandomi un fisioterapista per scaricare le gambe visto che mi era saltato l'appuntamento a casa prima di partire.

Poi i giudici: mi viene da sorridere pensando che quando sono entrata in zona cambio per depositare il materiale la sera prima, un giudice mi ha abbracciato (ci conosciamo da più di 20 anni!) e un altro mi ha chiesto se potevamo fare una foto insieme! ovviamente poi in gara mi hanno fatto rispettare le regole come a tutti gli altri, ma questo siparietto è stato proprio forte!

Una bella sorpresa mi attendeva nel mio posto bici: appeso di fianco al mio numero c'era un berrettino nuovo di zecca con tre scritte in maiuscolo: DAI DAI DAI di fronte, MARTINA su un lato, DOGANA sull'altro. Un regalo di Yuri Scarpellini che non finisce mai di stupirmi per il suo entusiasmo contagioso. Manco a dirlo ho deciso subito di mettere il berretto nella sacca rossa insieme alle scarpe da corsa e di indossarlo in gara. Grazie Yuri!

Veniamo alla parte più difficile che è stata indubbiamente la maratona, dove però, a differenza della bici dove ero da sola con i miei pensieri, ho avuto tanto supporto.

Al 20° c'era Mirco. Mi sono fermata e ho detto BASTA. Le sue parole sono state: "pensa ai tuoi compagni di squadra in gara: sei tu quella che gli insegna a non mollare mai, quindi non devi farlo tu. Ormai il risultato non conta, finisci questa gara!" (Lui sapeva meglio di me che un ritiro non me lo sarei mai perdonata). Negli stessi istanti passava una mamma in bicicletta con la figlia nel seggiolino. Anche lei è "colpevole" di avermi fatto ripartire perchè ha detto alla bimba:"dai dille di non mollare, dai brava, riparti!" e io sono ripartita...camminando...corricchiando...trascinandomi un pochino, ma sono ripartita.

Il giro seguente c'era Edith. Mi ha semplicemente detto: "Marty non lo devi fare per forza". Lei sa bene cosa si prova in questi momenti, sapeva quanto stessi soffrendo, però è anche vero che il giorno prima tutti e 10 gli atleti ProTrain avevamo promesso di arrivare al traguardo. Mancavano 10 chilometri e le ho risposto: "ormai arrivo", ma vi assicuro che sono stati 10 chilometri infiniti!

Non ricordo a che giro ero quando ho incrociato Marco che è venuto a cercare il cinque. Alla partenza ero agitatissima e lui mi ha tranquillizzato semplicemente chiedendomi una foto e abbracciandomi. In questi gesti semplici erano rinchiuse mille parole che noi non abbiamo bisogno di scambiarci. Marco non gareggia mai da solo, ha il suo angelo Tommy che lo guida. Marco per me è un grande esempio, lui lo sa!

Negli ultimi 500 metri di questo Ironman infinito ho affiancato il mio amico Vicky e lui semplicemente mi ha allungato la mano e mi ha detto delle parole bellissime. A lui mancava un altro giro, ma ha perso qualche istante e un po' delle sue energie per me. Come lui tantissimi altri mi hanno aiutato e spronato, pur vedendo che ero nelle retrovie. Questa è la magia del nostro sport, è anche per questo che ho voluto finire e onorare questa gara, la mia fatica e quella di tutti gli altri.

Gli ultimi metri sono sempre e comunque magici. Flash uno dopo l'altro. L'agognato tappeto nero con la M rossa. Claudia, Paola, Silvietta, la Toni, Giorgia e tanti tanti tantissimi a darmi il cinque. Daddo che ha smesso di parlare al microfono per qualche istante per abbracciarmi. Mirco appena dopo l'arrivo insieme ad Alessio che ha appena finito il suo primo Ironman. Al di là delle transenne Stefano e i due Nicola, venuti apposta per farci il tifo, come tantissime altre persone.

Io sono scoppiata a piangere, un pianto di liberazione di cui non mi vergogno assolutamente. Sono fatta così, forse un po' troppo sentimentale, ma credo che ormai sia tardi per cambiare questo lato del mio carattere!

E poi è arrivata Irene che ha fatto una gara impressionante e io sono felice per lei, come lo sono per Marta Bernardi che al suo primo Ironman è arrivata terza ed è sulla strada giusta per togliersi tante belle soddisfazioni.

Uno ad uno sono arrivati tanti amici e i miei splendidi compagni di squadra: Matteo, Mauro, Giordano, Stefano, Leo, Matteo, Igor. Ognuno di loro è sfinito, ci raccontiamo le nostre emozioni sgranocchiando qualcosa al ristoro e bevendo la birra più buona del mondo!

Si è fatta sera, la gara va avanti, finirà dopo la mezzanotte con tanti bei sorrisi e lacrime di commozione al traguardo da parte di tutti i Finisher. Il più bello è quello di Emanuela che corona il suo sogno fatto di emozioni e cocciutaggine.

Perchè l'Ironman non è semplicemente una gara, solo chi lo finisce capisce cosa si prova a passare quella Finish-Line!