Una brutta avventura...

13.11.2017

Sono passati esattamente 20 giorni dall'incidente che mi ha vista coinvolta insieme alla mia compagna di squadra Irene Coletto mentre ci stavamo allenando in bici.

Erano quasi le 15 di martedì 24 ottobre, una splendida giornata di sole, un pomeriggio molto caldo rispetto alla media stagionale, l'ideale per una sgambatina e quattro chiacchiere rimandate per troppo tempo durante la stagione. Eravamo proprio contente, Irene e io, di pedalare in tranquillità, ma non abbiamo fatto i conti con una signora che, al volante della sua auto, non ci ha visto e ci ha tagliato la strada senza darci il tempo di evitarla. Una distazione che ha procurato un trauma cranico, un mignolo e un dente rotti a Irene; due gomiti fratturati e una distorsione cervicale a me. Certo, pensando positivo, poteva andare nettamente peggio, visti tutti gli incidenti mortali che succedono sulle nostre strade ogni giorno, ma sinceramente poteva anche essere un semplice pomeriggio autunnale in bici come tanti altri! Invece siamo finite in pronto soccorso, esperienza di cui sicuramente non sentivamo il bisogno! Quello che mi sento di ripetere è che dobbiamo avere mille occhi e che la prudenza, in strada, non è mai troppa, sia che siamo a piedi, in auto o in bici. Cerchiamo di rispettare le regole e soprattutto le altre persone senza scaricare sugli altri utenti del suolo pubblico le nostre frustrazioni.

Della mia caduta mi restano pochi flash, mi ricordo che mentre cadevo mi sono detta "ma perchè cadi che sei capace di andare in bici?" (non mi ero resa conto che l'auto aveva centrato la mia ruota posteriore) e nello stesso tempo ho sentito lo schianto di Irene contro l'auto e le sue urla disperate. E' stato terribile, il tutto è successo così velocemente che non abbiamo avuto il tempo di rendercene conto. Fortunatamente la signora a volante si è fermata e nel giro di poco sono arrivate alcune persone a soccorrerci. Qualcuno ha chiamato il 118 e la polizia municipale. Io avevo l'adrenalina a mille, Irene era sotto shock e non capiva cos'era successo. Un incubo, ma fortunatamente siamo ancora qui a raccontarlo e ci ridiamo anche sopra perchè piangersi addosso non serve a nulla.

I primi giorni dopo l'incidente li abbiamo passati da un ambulatorio all'altro, da una visita specialistica a un esame di laboratorio per escludere qualsiasi altra problematica. Ci vuole pazienza e sicuramente l'Ironman ci ha insegnato ad averne tanta!

Fortunatamente dopo tre giorni con entrambe le braccia immobilizzate da docce gessate, l'ortopedico mi ha liberato dicendomi che così avremmo accorciato i tempi di recupero del gomito. Le fratture c'erano ancora, ma erano composte, quindi potevo ricominciare a muovere con cautela gli arti. (Poi ho consultato altri due ortopedici e ognuno ha la sua teoria a riguardo, quindi alla fine mi sono regolata secondo il dolore che provo muovendomi)

I problemi maggiori, i primi giorni, li avevo di notte perchè, con le braccia libere, ogni volta che mi giravo nel letto vedevo le stelle, anche perchè non ho voluto abusare di antidolorifici, visto che il dolore era tutto sommato sopportabile.

Però all'inizio non riuscivo a fare nulla da sola, anche senza i gessi, e ho dovuto imparare a chiedere aiuto per mangiare, per vestirmi e svestirmi, per essere accompagnata in giro, per lavarmi e purtroppo anche per andare in bagno. Riuscivo solo a bere...con una cannuccia...

Per fortuna che ho una famiglia molto unita e numerosa e tanti amici che si sono fatti in quattro per aiutarmi fisicamente o anche solo mandandomi un pensiero di supporto! è proprio vero che gli amici veri si vedono nel momento del bisogno!

Oggi sono passati 20 giorni, non ho ancora ripreso la piena mobilità delle braccia e non ho assolutamente la forza di prima (quella è la prima cosa che si perde stando fermi). Venerdì avrò i raggi e la visita di controllo e poi conto di procedere con una riabilitazione più strutturata, spero tanto in piscina! Mi manca moltissimo l'acqua, anche solo il fatto di galleggiare e sentire leggere le gambe e la schiena e attendo con ansia il via libera per tornare a sguazzare!

Intanto mi sono tenuta occupata con delle belle passeggiate godendomi i colori autunnali e gli ultimi tepori dell'anno, molte in compagnia di mia mamma che ahinoi è ancora convalescente anche lei e altre ovviamente con Mirco.

Da qualche giorno ho cominciato a fare degli esercizi a corpo libero in casa: lavori in piedi per mantenere il tono muscolare delle gambe e core-stability a pancia in su, con dei cuscini sotto ai gomiti e senza muovere il collo per non forzare i cervicali. Inoltre faccio qualche seduta di forza con l'elettrostimolatore, grazie a Compex Italia che mi ha fornito il suo SP 8.0.

Ho ricevuto tantissimi messaggi, telefonate e visite e la maggiorparte delle persone era preoccupata per il fatto che devo subire questo stop forzato. La domanda che mi è stata rivolta più spesso, dopo "ma come è successo?" e "come stai?", è: "ma come fai adesso a stare ferma tutto questo tempo? immagino che sia duro da accettare, io impazzirei!"

In realtà nulla di tutto ciò! in tutti questi anni e grazie al mio carattere, ho imparato che arrabbiarsi non serve a niente, tantomeno voler accorciare i tempi di recupero da un infortunio. Fin da subito ho cercato di vedere i lati positivi di questa faccenda: in primis che i gomiti si aggiustano in poche settimane, poi che magari, dopo 23 stagioni sui campi gara di triathlon e tantissimi km nuotati-pedalati-corsi, un po' di riposo magari non mi fa proprio male. Certo avrei preferito andare in vacanza a rigenerare muscoli e mente, ma questo è un altro argomento!

Ora quello che mi preme di più è guarire bene e per questo cerco di circondarmi di tranquillità e serenità. Tanto mi conosco: la voglia di allenarmi e faticare non tarderà ad arrivare e se sarò riposata, tanto meglio!


Per visualizzare questo video è necessario accettare i cookie Marketing. Modifica consenso cookie